Via Francigena. Giorno 70 – da Otranto a Tiggiano

Oggi è stata una lunga giornata in solitaria. Ho per l’ultima volta goduto con attenzione della natura della Puglia, ho goduto della magia degli incontri che solo lungo la Via Francigena possono accadere e come penultimo giorno di cammino è stato un giorno davvero speciale.IMG_20161011_124750 Già da ieri pomeriggio Paolino aveva manifestato la sua poca voglia di camminare per una distanza che è tra le più lunghe che ci sono da percorrere sull’intera Via. Subito ha parlato di treno o di bus. E’ chiaro che i nostri obbiettivi sono diversi. Io sono in cammino sulla Via Francigena, lui è in viaggio invece senza un vero obbiettivo dichiarato. Non gli si può fare nessuna colpa, ognuno è libero di scegliere la propria strada. Ognuno è libero di arrivare alla felicità nel modo che più gli piace, le strade sono sicuramente molte. Questa notte non ho dormito per nulla bene. Ho trovato il pavimento più duro del solito, sarà che la stanchezza inizia a farsi sentire sempre di più, ma non deve essere una scusa. Dormire per terra non è e non sarà mai un problema, dopotutto è l’ultima notte che faremo così, perchè a Tiggiano dormiremo da don Lucio, presso l’oratorio dove vi è un vero e proprio ostello per pellegrini. Facciamo colazione in un bar, poi, poco prima delle 8.00, ci salutiamo e ognuno prende la sua strada. Fuori piove, quindi incomincio la mattinata con Mantella e coprizaino. Non so ancora se seguire la guida o meno, ho sempre paura di ritrovarmi per strade fatte di pozze e fango, ma alla fine per non dover pensare troppo, mi metto alla ricerca delle frecce, che ovviamente non ci sono, e parto seguendo il tracciato indicato.20161011_111334 Poi, ad un certo punto, non so come, ma sbaglio strada e mi ritrovo su quella che non passa per Uggiano La Chiesa. Forse perchè sono al telefono, forse perchè… “Buongiorno” dico sorridendo ad un signore impegnato a raccogliere le noci nel suo giardino. “Buongiorno, vuoi delle noci?” “Mah, perchè no? Però non troppe perchè viaggio a piedi e non vorrei appesantire lo zaino.” “Come a piedi? Entra, vieni.” Decido di fermarmi e conosco Totò. Un pittore su legno di ulivo che vive in una villa appartata su questa via secondaria che va verso Cerfignano. Quando entro mi tolgo tutti gli indumenti da pioggia e mi siedo ad un tavolo, mentre lui prepara subito il caffè. 20161011_092401Nell’attesa gioco con i suoi piccoli gatti che mi dice di aver trovato da poco sotto un albero. Mi chiede le solite cose sul mio viaggio e ne rimane molto colpito. Mi mostra alcuni suoi lavori e poi arriva anche la moglie. Al tavolo ci raccontiamo un po’ delle esperienze avute in questo ultimo periodo. Le sue mostre a Firenze, i miei giorni di cammino. Mi dice di scrivere anche delle poesie, così mi scopro e gliene leggo un paio di quelle che ho scritto sul mio taccuino. La moglie mi fa i complimenti e lui si rallegra che ancora al giorno d’oggi ci siano giovani che si dedicano a queste cose. Mi ripete due volte che la gentilezza tra di noi è stata ciò che ci ha portato intorno a questo tavolo. Mostro loro le mie credenziali (ne ho 3 con me), lui mi regala un sigaro e tre melograni. E’ un continuo scambio di emozioni e cortesie. Mi chiedono di restare per pranzo, che mi avrebbero poi portato loro in macchina fino a Tiggiano. Ringrazio, ma voglio camminare. Così dopo averli abbracciati entrambi ed aver preso i loro contatti, mi rimetto in marcia. Gli incontri così mi mettono davvero di buon umore, in più ha smesso di piovere ed è uscito il sole.20161011_103507 Cosa posso chiedere ancora per il mio penultimo giorno di cammino? Mentre muovo i miei passi tra gli ulivi mi vengono in mente tutti i ricordi che in questi due mesi abbondanti di viaggio hanno dipinto la mia strada. La facce di quelli che mi sono stati accanto, le lunghe telefonate con mia madre, le persone che hanno attraversato la mia vita in pochi giorni, in punta di piedi. Penso anche ai pellegrini incontrati nei vecchi cammini. Chissà cosa stanno facendo tutti in questo momento. Mi piacerebbe avere il dono della telepatia e poterli contattare tutti nelllo stesso istante per dire loro che porto con me, in ogni mio singolo passo, qualcosa che mi hanno dato. Un sorriso, una battuta, uno sguardo durante un tratto faticoso di salita, amici miei oggi vorrei dirvi a tutti che vi sento tantissimo. Non mi accorgo nemmeno che passo Cerfignano. Ora mi dirigo verso Vignacastrisi, lì mi fermerò per fare la pausa, mi ripeto. Quando giungo in paese, come sempre, sembra essere arrivato un alieno. Parlo con le signore del posto per chiedere informazioni, ma sembrano essere informate quanto me sui nomi delle vie, così trovo un alimentari, prendo un panino e riesco anche ad avere le informazioni di cui ho bisogno. Quando riprendo la marcia lascio, anche se per poco, la traccia della guida per evitare di passare nel centro di un altro paese. Torno tra gli ulivi e le campagne con i muretti a secco che mi guidano verso Andrano. Mancano ancora più di tre ore a Tiggiano, ma sono già stanco. Vorrei prendere un caffè, ma l’unico bar del paese è chiuso. Non mi lascio prendere dallo sconforto e penso che lo berrò a Tricase.20161011_134950 Mentre cammino fotografo molte nuvole, oggi sono gonfie e ispirano un senso di libertà. L’importante è che non inizi a piovere. Magicamente su qualche palo ricompaiono i segni! Dei pesci in rosso fatti con la bomboletta mi guidano come è stato per i primi giorni di questo viaggio.20161011_133441 Quando giungo nella piccola cittadina mi sento con Paolo. Con il treno lui è arrivato fino a qui, poi è andato al porto a farsi un giro, per scattare qualche foto nel frattempo che mi aspettava. Sono circa le 15.00, ci diamo appuntamento a Tiggiano fra un’ora. Anche qui prendo due rustici e un caffè. Poi bevo una birra per scogliermi un po’ le gambe che iniziano ad essere indurite da tutta la strada di oggi.IMG-20161011-WA0026 Inizio forse adesso a rendermi conto che domani è l’ultimo giorno, l’ultimo tratto di questa meravigliosa Via Francigena, l’ultimo pezzo di questa stupenda Italia nella quale viviamo. Quando finalmente arrivo incontro Paolino nella piazza di Tiggiano, io sono distrutto, lui è molto più fresco di me. Un prete ci accompagna con la macchina all’oratorio che è un po’ fuori paese. Parliamo infine con don Lucio, il quale ci dice che ha avuto la fortuna di conoscere il buon don Giuseppe di Maglie prima che se ne andasse. Dalle sue parole capisco che i principi che lo muovono sono gli stessi di Said. Ci mostra le stanze, sono bellissime. Letti a castello, bagni, tutto come negli ostelli per pellegrini prima di Roma, in più la sua gentilezza infonde una pace che non avvertivo da giorni. Doccia, lavanderia e poi mi metto a riposare. I pensieri volano. Domani sarà l’ultimo giorno e ancora non ci credo. Ce l’ho quasi fatta, manca davvero tanto così. Tre ore di cammino e sarò sulla piazza del Santuario di Santa Maria de Finibus Terrae. Anche ora che vi scrivo devo ammettere che mi tremano le mani, non è facile pensare di esserci quasi riuscito e fino a che non sarò arrivato per davvero una piccola dose di tensione rimarrà li nascosta nello stomaco. Dormirò questa notte? Speriamo, perché domani è un giorno importante e vorrei essere pronto. Pronto ad avere gli occhi giusti per cogliere ogni sfumatura che avrà questo arrivo diverso da tutti gli altri, nessun altro pellegrino se non noi e il mare.

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Meno uno. Domani tutto si compie.

D.

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