Oggi è stata una giornata molto lunga, ma davvero davvero, davvero indimenticabile. Ieri, dopo essere rientrati in ostello, abbiamo deciso che anche oggi saremmo rimasti insieme, così abbiamo di nuovo prenotato una macchina per andare alla scoperta di altre meraviglie di questo paese eccezionale. Proprio mentre ne discutevamo, altri ragazzi si sono aggiunti (solo Nicolas, l’insegnante di storia), così questa mattina le macchine che ci attendevano sotto l’ostello erano due. Su di una Jay, Jana, Eli e Giovanna. Sull’altra io, Andrew dall’Australia, Sebastian dalla Germania e un ragazzo olandese (di cui non ricordo il nome, chiedo perdono). Abbiamo lasciato Amman molto presto per dirigerci in uno dei punti più toccanti dal punto di vista spirituale dell’intero viaggio, il punto sul fiume Giordano dove Giovanni ha battezzato Gesù. Dopo circa un’ora di viaggio entriamo in una zona super controllata. Check point all’ingresso, poi lasciata la macchina veniamo caricati con altri ragazzi su un bus insieme ad una guida per arrivare direttamente al punto fatidico. Dopo un breve percorso a piedi, ci troviamo davanti a degli scavi transennati. La guida spiega che qui è il punto reale dove si ritiene che sia avvenuto il battesimo, anche se oggi giorno l’acqua del Giordano non ci arriva più. C’è un raccoglimento speciale in ognuno di noi, il silenzio regna incontrastato. Non so quanti dei miei compagni di viaggio credano, è una cosa di cui non abbiamo mai parlato, ma quando raggiungiamo il corso odierno del fiume, dove c’è la possibilità di immergersi scopro che sia Eli, che Andrew, che Giovanna sono particolarmente toccati dalla cosa. Senza dirci nulla togliamo le scarpe e ci bagniamo prima i piedi, poi io e Andrew prndiamo dell’acqua dal fiume con le mani e ce la versiamo sulla testa, facendo il segno della croce. Ci guardiamo felici e sorridiamo. Lui mi spiega che è un cristiano copto, mentre è ovvio che io sia cattolico. Da queste cose si riconoscono le radici. Lui vive in Australia, ma ha origini egiziane, la mia italianità non si discute, anche se in realtà in questo viaggio mi hanno chiesto più volte se fossi francese. Prima di ripartire visitiamo una chiesa ortodossa. Sono colpito dalla sacralità del posto, ogni cosa perfettamente mantenuta, i dipinti sui muri non hanno nemmeno una piccola crepa, i mosaici che riportano iscrizioni greche mi riportano ai discorsi che facevo ieri con Nicolas. Mi spiace che lui non sia qui perchè mi sarebbe piaciuto veramente poter scambiare qualche parola con lui a riguardo, di sicuro sarei rimasto ad ascoltare le sue interessanti spiagazioni. Una volta arrivati alle auto ci rimettiamo in viaggio, destinazione Wadi Mujib. Non ero convinto ieri di fare questa esperienza, perchè si tratta di camminare in un canion sul cui fondo scorre un fiume, risalendo verso la sorgente fino a dove è possibile, ma alla fine ho pensato alla risposta che nel 2015 in Nepal mi ha portato a vivere delle cose che ancora oggi mi porto dentro con grande piacere. “Why not?” Così eccomi fuori dalla biglietteria dove ci spiegano la strada da seguire, infilato il costume e il giubbetto salva-gente, scendiamo nel canion. L’acqua non è per niente fredda e il cima emotivo è molto alto. Per i primi metri l’acqua è molto bassa, ma dopo un po’ in alcuni punti ci dobbiamo aiutare con delle corde fissate alle pareti perchè la corrente è forte. Continuiamo la risalita e sia l’altezza che l’impetuosità del fiume che scorre rendono davvero difficile il proseguo. Ridiamo tutti come dei bambini. Scattiamo un sacco di foto, ve ne lascio qualcuna perchè sia il colore delle rocce, che la maestosità sono difficili da spiegare a parole.
Usciti dal canion, non facciamo in tempo ad asciugarci che già ci rimettiamo in moto verso il Mar Morto. 30 minuti di strada ed eccoci al punto più basso di tutta la terra. Altro cambio e poi subito in spiaggia a provare l’ebbrezza di fare un bagno dove è impossibile andare a fondo. Infatti la salinità di questo mare (che in realtà ormai è un lago) supera il 30%, contro quella del mediterraneo che è del 3%, garantendo una stabilità al galleggiamento in suerficie che ha del miracoloso. L’unico piccolo fastidio lo si ha quando anche solo per sbaglio una goccia entra in un occhio oppure quando si immrge una parte del corpo con qualche piccola ferita, anche superficiale, che inizia a bruciare in modo insistente. Sulle mani ho una sensazione come di unto, il sale è davvero molto, tanto che il bagnasciuga è formato da delle croste durissime. Anche qui la sensazione di stupore tra tutti noi è palpabile, chi galleggia tranqullamente, chi invece si spalma il famoso fango del Mar Morto sulla pelle, più che persone adulte, sembriamo dei ragazzini. E pensare che ognuno di noi è in viaggio da solo e che tra di noi ci si conosce appena, eppure tutte queste sperienze che stiamo facendo insieme in un certo modo ci legano, stiamo creando dei ricordi comuni, credo che un sentimento come l’amicizia nasca anche da queste cose. Abbiamo modo di rilassarci un po’ prima di fare la doccia e ripartire alla volta del Monte Nebo. Nel tragitto in macchina tutta la stanchezza accumulata in questi giorni si fa sentire e come ormai spesso mi accade, mi addormento. Arrivati al Monte Nebo per vedere il panorama, abbiamo l’amara sorpresa. Uno degli addetti ci dice che stanno per chudere e che non faranno entrare più nessuno. Uno degli autisti insiste un po’ e alla fine ci permetton di entrare e di fare un giro veloce. Proviamo a fare qualche scatto, ma la foschia che c’è non ci permette di vedere ciò che tutti volevamo vedere, cioè Gerusalemme aldilà del Giordano. Di nuovo in macchina, questa volta diretti verso Madaba e la chiesa Ortodossa di San Giorgio dove si trova uno splendido mosaico antico che rappresenta una vecchia cartina dell’area. Dopo la veloce visita rientriamo ad Amman. L’intesità della giornata e il valore delle esperienze fatte oggi mi hanno sconvolto, sono stanchissimo, ma al rientro non posso dire no quando Aly (il ragazzo marocchino che ho conosciuto i gironi scorsi) mi invita fuori per cena, dopotutto è l’ultima sera in cui ci vedremo perchè domani lascerò Amman per andare a Wadi Musa, ossia Petra. Esatto Petra, il motivo principale di questo viaggio. Il sogno che mi porto dentro fin da bambino. Una delle meraviglie del mondo ancora intatte. Ogni giorno che passo qui in Giordania è un misto di emozioni, stanchezza, felicità, ogni tanto nostalgia di chi è a casa, poi di nuovo felicità e dispiacere di salutare i nuovi amici come Aly. Grazie amico mio, non dimenticherò mai tutte le risate che ci siamo fatti e le tue maniere amichevoli con le quali giri il mondo riuscendo sempre a strappare un sorriso a chiunque.
Sempre più innamorato della Giordania. Vi confesso una cosa, ho chiesto se ci fosse la possibilità di lavorare in un ostello ad Amman e la risposta mi ha fatto davvero ridere…”Why not my friend?”
Lasciate che la vita accada.
D.