Via Francigena. Giorno 48- da Aquino a Cassino

Oggi è stata una giornata di quelle che già da quando apri gli occhi, capisci che forse non andrà così bene come speri sempre appena sveglio. La pioggia cadeva sul tetto da molto prima che mi alzassi, Paolino come sempre girovagava per la stanza in silenzio.

Stanza è un eufemismo che uso per indicare il posto dove abbiamo dormito (in realtà erano degli spogliatoi). Abbiamo aspettato con impazienza che la situazione si calmasse, prima di metterci in moto. La tappa di Via Francigena prevista per oggi non è così lunga, ma come ogni giorno ormai c’è l’incognita del posto dove andremo a dormire. Cassino o Montecassino? Chi sarà a deciderlo, noi o il tempo? Finalmente tra le nubi si apre una finestra di sereno, anche se non sembra che durerà per molto, la sfruttiamo per almeno partire. La direzione che scegliamo è verso il centro di Aquino, per fermarci a fare colazione e per avere un riparo se riprenderà a piovere come prima. Passata porta Capuano, camminiamo per qualche metro sul basolato antico della Via Latina, e poi ci fermiamo a visitare la chiesa romanica della Madonna della Libera.

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La sua semplicità, il suo essere poco sfarzosa e non piena d’oro affascina entrambi. Ci dirigiamo quindi verso il bar e facciamo finalmene colazione. nel frattempo riprende a piovere davvero forte. Mentre Paolino come al solito legge il giornale sportivo del luogo, io parlo con le bariste. Attendiamo per circa 30 minuti prima di rimetterci in marcia, non riusciamo a scaldarci come si deve che subito ci fermiamo. Ripendiamo anche se in realtà pioviggina. Le mantelle iniziano a bagnarsi. Mentre passiamo accanto all’ex aeroporto militare, ora adibito a campo volo, tra le nuvole scorgiamo per la prima volta Montecassino.

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Ci avviciniamo alla stazione del paese e piove sempre più forte. A questo punto Paolino decide di prendere il teno per arrivare a Cassino, io invece procedo a piedi e penso che non saranno due gocce di pioggia a fermarmi. Attraverso in fretta Piedimonte San Germano, per fermarmi in un bar poco prima di uscire. Nella chiesa del paese stanno celebrando un matrimonio. Aspetto per vedere gli sposi uscire sotto al’acqua, poi visto il dilungarsi delle cose mi rimetto in cammino. Penso ad Ilaria e a quanto sarà bella quel giorno, se mai dovesse capitare. Penso a dove saremo e tra quanti anni sarà. Scuoto la testa, manca sicuramente molto tempo. Appena la pioggia diminuisce l’aria intorno a me si riempie di esseri volanti che non riesco ad inquadrare subito, sono grossi come api, ma non sono api, sono neri, ma non mi capacito di cosa possano essere. Poi mi accorgo che tutto la strada è piena di questi insetti riversi a terra: sono formiche volanti. Per tutta la lunga via che cammino devo prestare attenzione a non pestarli e a far si che quelli in volo non mi si infilino nella mantella. Camminare da solo sotto la pioggia mi da delle bellissime sensazioni di libertà, non c’è nessuno in giro per le strade, tanto che posso cantare e ballare che nessuno mi vede. Cammino proprio nel mezzo, là dove la linea bianca separa le due carreggiate, usandola un po’ come una traiettoria da seguire. Tolgo il cappuccio e mi godo le gocce sulla testa, fumo addirittura nel frattempo. Ci sono solo io in giro per questi paesini. La strada poi va stringendosi e rimane più alta della statale posta arallelamente appena al di sotto. Quando scendo verso il bar dove Paolino aveva detto di aspettarmi, lo incontro di fronte ad un caseificio dove ha recuperato un pranzo fatto di mozzarelle e pane per entrambi. Insieme ci muoviamo vrso la chiesa per capire se questa sera possimao restare qui. Al primo impatto don Fortunato, il parroco, ci dice che tutte le stanze sono occupate da studenti vietnamiti e così ci assegna una stanza dove generalmente fanno il catechismo e un bagno senza doccia. Accettiamo e sistemiamo le nostre cose. La cosa strana è che poi il parroco non si fa più vivo. Pensavamo di poterci parlare almeno un po’, ma si vede che essendo domenica è preso.

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Nel pomeriggio andiamo a visitare l’abbazia di Montecassino, camminare senza zaino è quasi strano. Il posto è magnifico, ma purtroppo la visita è veloce in quanto abbiamo il bus del ritorno nel giro di un’ora. Mentre scendiamo verso la chiesa la pioggia continua a cadere ininterrottamente e noi ci interroghiamo sulle motivazioni che hanno spinto i conventi benedettini ad essere così ricchi e sfarzosi, mentre quelli francescani sono spesso poveri e spogli.

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Oggi è stata una giornata veramente strana, mi sdraio pensando e mi risveglio addormentato. L’umidità di questi giorni mi sta penetrando dentro, ho freddo alle ossa, forse ve l’ho già detto, ma questa è la sensazione che mi colpisce di più. Sullo stendino ci sono esattamente le cose che ho lavato ieri, niente è asciugato e pure il sacco a pelo inizia ad essere umidiccio. Terribile sensazione. Non la augurerei a nessuno. La stanchezza inizia a farsi sentire prepotentemente. Cerco di convincermi che in questi stati tutto si sente mancare di più, ma in realtà, personalmente mi mancano due sole cose, casa e il sole. Ci sarà qualcoa di connesso?

Assonnato e appeso ad asciugare come la roba di ieri.

D.

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