Via Francigena. Giorno 38 – da Viterbo a Sutri

La giornata di oggi è stata una di quelle in cui ho imparato qualcosa. Una di quelle in cui anche quando penso che la situazione sia disperata, arriva sempre qualcosa, qualcuno e, in un batter di ciglia, la cambia e la fa diventare bellissima. Mai disperare. Se il tuo karma è in equilibrio, anche quando tutto va storto, non devi mai perdere la pazienza. Ma andiamo con ordine.

Oggi abbiamo fatto la variante  detta “cimina” che da Viterbo arriva a Sutri passando per i monti Cimini e la riserva naturale del lago di Vico.20160904_091717 Ieri pomeriggio mi sono fatto spiegare da Domenico la cartina da lui disegnata a mano che ci avrebbe guidato lungo lo splendido tracciato che una volta lasciata Viterbo si inerpica attraverso meravigliosi sentieri fino alla sommità di quello che in passato era un vulcano immenso. Certo non semplicissimo, almeno per chi non è abituato a fare a meno di supporti tecnologici e gps, ma per noi non ha avuto nessun problema. Dopo essere partiti verso le 7.30 e, aver preso Via Roncone come ci era stato indicato, ci siamo separati come al solito, per via della diversa velocità di ritmo che abbiamo. Io e Ilaria nel bosco abbiamo goduto del nostro silenzio che ci ha permesso di ascoltare i suoni della natura, che qui non è abituata a vedere passare spesso persone come gli altri punti invece della Via Francigena che, almeno per quest’anno, hanno visto moltissimi pellegrini. Lo si capisce perché il numero delle ragnatele che mi sono preso in faccia non sarebbe stato così alto e allo stesso tempo un po’ fastidioso, ma, se si vuole fare qualcosa di autentico, non segnato sulle nuove guide, un po’ si deve patire. 🙂 Quando siamo arrivati in cima al belvedere sul lago sottostante erano già passate le 10.00, il sole splendeva alto nel cielo e devo dire che scaldava anche parecchio. Ci siamo sistemati proprio sulla piattaforma dalla quale spesso si lanciano con deltaplani e parapendii per fare la seconda colazione che ci eravamo presi ieri al supermercato. Panino con la porchetta per me e frutta per Ilaria. 20160904_101455La sensazione di libertà che si gode dall’essere appollaiati su questo piccolo quadrato di legno è qualcosa senza pari, la natura sottostate è fitta e selvaggia. In riva al lago qualche campo appena arato da forma al panorama e ne cambia il colore che altrimenti sarebbe di un verde scuro e compatto. In breve mi sono addormentato, come cullato da quella veduta, tanto volevamo aspettare Laura e Andrea. Non so come mai ma dopo circa un’ora mi sono svegliato con una fretta matta di ripartire anche perché ci rimaneva da fare ancora molta strada, ma di loro due non si vedeva ancora nemmeno l’ombra. Così dopo una discussa decisione con Ilaria, abbiamo lasciato della frutta nascosta vicino ad un albero e, proprio quando stavamo per ripartire, ecco arrivare gli altri. vista la situazione abbiamo comunque deciso di proseguire e di ritrovarci più avanti. La strada, per un tratto asfaltata, si è tramutata in una larga carrareccia che attraversava una lussurreggiante faggeta nella quale ne io, ne Ilaria abbiamo proferito parola, se non per indicarci la direzione da prendere. Dopo un paio di ore siamo arrivati al punto di uscita dal bosco e ci siamo fermati nuovamente per mangiare nei dintorni di una grossa cascina, dove abbiamo bussato per chiedere dell’acqua, altrimenti non disponibile. 20160904_150032Al contrario di quanto fatto prima però, questa volta avevamo deciso di aspettare Laura e Andrea. Mi metto a leggere qualcosa sulla giornata di oggi che rimarrà nella storia in quanto è stata canonizzata Madre Teresa di Calcutta, ovviamente un capitolo di un libro di Terzani che parla di lei. Intanto Ilaria sfoglia i suoi social. Finalmente verso le due arrivano. Accaldati e sudati. Offriamo loro acqua fresca mentre mangiano qualcosa. Poi ripartiamo, ma questa volta ne io, ne Ilaria, scappiamo avanti e camminiamo tutti insieme. Quando arriviamo a Ronciglione Laura lamenta delle piccole fitte al ginocchio. Dannazione, penso, non ci voleva, proprio quando siamo quasi arrivati a Roma.20160904_163416 Seduti ad un bar a dissetarci, ci rendiamo conto essere pure domenica, il che voleva dire niente cibo per stasera. Le suore dalle quali avevo dormito lo scorso anno per tutto il giorno non hanno risposto, così oltre che senza cibo, eravamo anche senza posto per dormire. In uno sforzo finale Io e Ilaria ci buttiamo avanti per vedere di essere a Sutri in un orario decente per riuscire ad organizzare qualcosa, nel frattempo abbiamo continuato a chiamare le suore, ma nessuna risposta. Quando siamo arrivati a Sutri, sfiniti e fradici di sudore, la prima cosa che è venuta naturale ad Ilaria è stato chiedere alla signora del bar dove ci eravamo fermati se per sbaglio non avesse una casa da poterci affittare per una notte. Magicamente la signora rispose in maniera positiva. Quando me lo ha detto quasi non ci credevo, o almeno, pensavo mi stesse prendendo in giro, invece per 60 sporchissimi euro, la signora ci ha sistemato in una casa nel pieno borgo medievale della città. Di più, a quell’ora, non si poteva pretendere. Visto che le fortune non vengono tutte sole, oggi è anche la festa del paese (anche qui) e così per cena siamo riusciti a sfondarci di pizza fritta e vino speziato. Ora sorrido disteso e credo che sono sempre più fortunato ad avere lei. Spesso me la prendo perché non vedo via di uscita, perché vedo nero di fronte a me. Meno male che al mio fianco ho te amore mio. Meno male che accanto ho te luce mia, che anche quando la situazione è più buia mi mostri sempre una via d’uscita.

Per la visita alla città di Sutri, ci si pensa domani mattina. E se non sarà possibile perché è lunedì, pace amen. Avrò un motivo in più per dover tornare.

Grato, mai come oggi.

D.

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