Via Francigena. Giorno 30 – da Abbadia Isola a Siena

Anche oggi il nostro gruppo perderà elementi. Nonostante sia successo molte volte, ancora non mi sono abituato, questa cosa di continuare ad avanzare e di vedere le persone andare e venire un po’ mi sconvolge. Tutti gli equilibri che si vengono a creare continuano a modificarsi più repentinamente di quanto l’abitudine lo possa fare.
20160827_064712 Appena svegli è il momento di Margherita, che prenderà il bus e poi il treno per tornare verso Lecco, dove vive, dove magari è un’altra Marghe rispetto quella che si è lasciata andare con noi, ma non penso proprio, la sua simpatia e la sua risata sono molto contagiose, troppo per non esserlo anche a casa. Ci mettiamo in cammino dopo una bella colazione al circolo dei vecchi di Abbadia Isola. Seguiamo un bel sentiero tra i campi. La mia compagna e la sua amica questa mattina hanno il turbo e staccano tutti.20160827_081611 Io cammino con Gabriele e Michele (i due arcangeli), i due cugini di Bergamo. Ci raccontiamo molto della nostra vita privata e scopriamo di avere molte cose in comune, soprattutto con Gabri. La voglia di stravolgere la nostra vita è pari solo all’amor per la scrittura di Tiziano Terzani che entrambi condividiamo. Non so come mai, ma chiunque si mette in viaggio e attraverso questo cerca di cambiare la sua vita passa sempre per Terzani. I suoi insegnamenti a parer mio verranno compresi molto più avanti, soprattutto nel nostro paese, che ci mette sempre un po’ di più rispetto agli altri a capire i tesori che ha creato. La mattinata è fresca, ancora non fa così caldo. Saliamo a Monteriggioni per prendere un caffè e per una veloce visita. Timbro all’ufficio informazioni e poi via, verso Siena attraverso dei curati sentieri e strade bianche.20160827_104243 Di nuovo in marcia e, come spesso accade, cammino con la mia compagna; la parte centrale della giornata ormai è diventata come il nostro piccolo momento di rifugio. Avanziamo nei boschi e le confesso di affidarmi totalmente a lei, anche quando non sa raccapezzarsi con le mappe e non sa minimamente dove ci troviamo. Ridiamo di gusto quando siamo soli, alle volte discutiamo anche perdendoci in conclusioni quasi inutili, visto che ognuno poi rimane della sua idea, invece potremmo goderci più la strada e i panorami che anche oggi la Via ha da offrire. Quando entriamo a Siena, facciamo la foto di rito sotto al cartello d’ingresso della città da mandare a casa. Quando arriviamo in Piazza del Campo ci sembra di entrare nella storia dei pellegrini. La piazza a forma di conchiglia,20160827_181307 le fontane con conchiglie scolpite qua e là, il vecchio hospitale a Santa Maria della Scala, Via dei pellegrini: come è possibile che nessuno dei turisti sappia nulla o, peggio ancora, come è possibile che una città che per centinaia di anni ha visto passare milioni di pellegrini non abbia un’accoglienza ufficiale? Come tutte le grosse città, dovrebbe essere saltata per i prezzi alti, la scarsa attitudine dei senesi alle persone che non siano turisti, ma invece qui ci si ferma, qui si trova una splendida accoglienza dalle suore presso la Casa di Accoglienza Santa Luisa gestita da Suor Ginetta. Lei è una di quelle persone che sono parte del pellegrinaggio di tutti quelli che camminano sulla Via Francigena. La sua accoglienza è povera, dice lei, ma in realtà è una delle più ricche dell’intero cammino, ricche di amore, passione e compassione. Quando si entra qui ci si sente veramente accettati per quel che si è, qui non si devono spiegare altro che i giorni da quanto si è in cammino. La suora è una donna attiva, energetica, ma in grado di infondere una grande pace nel cuore di tutti i pellegrini e di chi passa di qui. I suoi occhi azzurrissimi e intensi ti entrano dentro, ti toccano il cuore.

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Dopo circa un’ora arrivano tutti gli altri e ci incontriamo in Piazza del Campo, il tempo di un gelato e una fetta di pizza e dobbiamo con enorme dispiacere salutare Gabriele e Michele. Anche se il loro viaggio sulla Via è durato solo pochi giorni, credo che abbiano capito il valore di un viaggio a piedi. Negli occhi di entrambi si vede che hanno guadagnato quella luce che i pellegrini portano a spasso per i pellegrinaggi di mezzo mondo, di qualsiasi fede essi siano. I loro abbracci prima di congedarsi sono stretti, di quelli che si fanno ad amici rodati, di quelli che cercano di darti indietro qualcosa, quel qualcosa che in questi giorni hanno ricevuto, ma allo stesso tempo anche dato, di quegli abbracci che spiegano la sincerità della vita, quella vera, quella senza secondi fini, quella sincera. Scambiati i contatti, ci salutiamo. Un grosso grazie a voi amici miei, non è facile capire ed interpretare certi momenti al meglio, ma ammetto che voi ci siete riusciti e lo avete fatto inaspettatamente, proprio quando ce n’era più bisogno. Ora torniamo ad essere in quattro (cinque perché da ieri sera è arrivata anche Giulia, un’amica di Alberto che resta con noi giusto due giorni), i quattro che camminano insieme da molto tempo, ma domani ci ridurremo a tre, la piccola spina dorsale che porta avanti questo sogno di arrivare a Roma, ai piedi della tomba del primo apostolo.

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Sognante e un po’ rattristato per le partenze.

D.

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