Via Francigena. Giorno 59 – da Corato a Bitonto

Le sorprese che ci riserva la vita spesso non vanno in un senso solo. Vanno e vengono. Le riceviamo e le diamo. La vita è un turbino di fatti, emozioni e sensazioni.

Troppe volte restiamo bloccati più dalle barriere mentali che ci creiamo, mentre in realtà dovremmo vivere e basta. Distribuire sorrisi e usare la gentilezza, anche quando meno ne saremmo capaci. Poi tutto ciò che arriva è oro. Qualcosa di prezioso che custodiremo nel nostro cuore e che farà di noi delle persone migliori. Oggi ho imparato questo.20160930_090133

Ma come sempre, iniziamo dal principio. Ieri sera sono caduto in trance, o meglio mi sono addormentato vestito sul letto. E così mi sono svegliato. Alle 5.40. Paolino dorme ancora, mentre preparo lo zaino. Quando apre gli occhi sono già praticamente pronto per partire. Oggi arriviamo fino a Bitonto. La strada da fare è meno di quella di ieri, ma non è nemmeno semplice. Come accade di raro oggi incontreremo anche un paese sul nostro cammino, Ruvo di Puglia. E il racconto della tappa di oggi parte proprio da qui e dall’incontro con Minuccio. Ci abbiamo messo poco più di un’ora per arrivare, ci siamo fermati a fare acquisti per oggi a mezzogiorno dove ci hanno regalato anche dei pezzi di salumi vari, poi mentre girovaghiamo nel centro storico, tra i vicoli, ci siamo fermati ad osservare un uomo che stava nel pieno della sua tranquillità scolpendo dei marmi.20160930_092156

Ad essere sincero lo ha trovato Paolo, perché io mi ero perso nel dedalo di vie che circonda il duomo. Quando è arrivato in piazza mi ha detto, gira lì a destra e parla con quel signore. Mi trovo davanti un uomo che potrebbe essere mio padre, solo molto più basso. Intento a dare piccoli colpi di martello al suo scalpello per incidere in maniera divina delle tavole di marmo, che poi espone lungo la via che conduce al suo laboratorio. Mi fermo a parlare e lui si presenta “piacere, sono Minuccio”. racconta che lui ha sempre lavorato il marmo, prima nei cantieri e da quando è in pensione ha iniziato a scolpire dei bassorilievi in modo artistico. Panorami, soggetti religiosi, fiori e molto altro. Lui lo fa per piacere, non per soldi. E questo traspare dalle sue opere. Di una pulizia e di una precisione incredibile. Spiega che una volta all’anno tiene un corso per i giovani che vogliono imparare. Crede che i giovani siano il futuro e questo gli fa onore. Osserva però che i genitori di oggi non sono più capaci di fare i genitori. Non sono più capaci di dire degli amorevoli no (usa esattamente queste parole), ma cedono di fronte ad ogni richiesta dei figli. Creando così una generazione di viziati, di persone che nella vita non si devono mai sudare niente, per poi arrivare ad avere degli adulti incapaci di fare scelte. Rimango ad ascoltare in assoluto silenzio. Paolino ci raggiunge sul finire delle sue parole. Dopodiché lui ci mostra altre sue piccole opere d’arte, noi rimaniamo in contemplazione.

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Quando lo salutiamo un forte senso di leggerezza mi accompagna. Ho letto nei suoi occhi la sincerità che spesso vorrei leggere negli occhi di chi incontro.

Lasciamo Ruvo, le sue parole ancora mi girano per la testa e mi viene ancora più spontaneo sorridere. Saluto tutti quelli che ci fissano passare, come se fossero dei miei vecchi amici. Sento di essere sulla strada giusta. Riprendiamo a camminare. Usciamo dal paese e ci incamminiamo lungo la Via Traiana. Lunga, in mezzo agli ulivi, ma alla nostra sinistra continua a sentirsi ruggire la provinciale. Visto che l’apertura del posto dove dormiremo, presso la parrocchia dei padri redentori, aprirà solo alle 16.30. Ne approfittiamo e facciamo una lunga pausa verso le 13.00 all’ombra degli ulivi. Il caldo è molto, ma seduti sulle nostre stuoie, ce la godiamo. Paolo riposa, come al solito io leggo e scrivo qualche appunto. Ripartiamo e mi accorgo di essere rimasto senza acqua. Dopo circa due ore, alle soglie di Bitonto, provo a fermarmi in un’azienda per chiedere se hanno delle macchinette, o comunque se possono riempirmi la borraccia, ma l’esito della riposta è negativo. Mi innervosisco, anche se ho imparato che non dovrei. Ma alle volte è più forte di me. Arriviamo in città e al primo bar ci fermiamo. Beviamo un litro e mezzo di acqua e una lattina nel giro di 10 minuti. Le idee si rimettono in moto e anche noi con loro. Raggiungiamo la chiesa dei Santi Medici ed entriamo. Davanti alla porta principale c’è un vangelo aperto su di un leggio. Leggiamo la pagina che vi riporto sotto.20160930_163810

Rimaniamo colpiti dalle parole dell’evangelista Luca. Sembra che qualcuno l’abbia messa lì per noi. Come se ci stesse attendendo. Siamo stati accolti e molte altre volte respinti. Ci accoglieranno e mille altre ci respingeranno, ma mai, mai e ripeto ancora mai, avrei pensato che ci fosse una pagina del vangelo che parlasse di questo.

Chiamiamo Don Francesco, un prete di 25 anni che ci accoglie e ci sistema in una stanza, per meglio dire due singole comunicanti. Facciamo un piccola merenda per rimetterci in forze poi riposiamo un po’. Dopo la cena andiamo a sentire un concerto di musica classica nella cattedrale della città.

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In questa cornice maestosa, i partecipanti arrivano vestiti di tutto punto. Noi abbiamo indosso i nostri soliti abiti serali da pellegrini. Ascoltiamo tutta l’esecuzione separati. Paolo resta dentro, io sulla soglia. Così posso restare anche cinque passi fuori e sentire il concerto fumando.

Quando finisce, entro a recuperare Paolo e incontriamo tre amici. Uno di loro, quando sa che siamo pellegrini, ci invita a bere qualcosa in una specie di taverna dove loro si ritrovano nei week end. Iniziamo discussioni molto profonde, delle quali quasi non tratto nemmeno con Paolino, fino a che Pierpaolo (mi sembra si chiamasse così) ci parla dell’esicasmo. Una preghiera professata dagli ortodossi, molto forte, che ripetuta incessantemente, come un mantra, porta al benessere di colui che la pronuncia. Restiamo ad ascoltare a bocca aperta. Loro si sono aperti con noi, in maniera molto profonda. Prima di salutarci uno di loro ci dice che di certe cose ne puoi parlare solo con i poeti, i pazzi e i pellegrini. Personalmente sono come intontito dalle sue parole. Mi sento chiamato in causa, esattamente come le parole del vangelo di oggi. Nessuno ci manda, è una nostra scelta quella di essere qui, ma ne siamo così sicuri? In fondo ve l’ho anticipato che spesso le cose bisogna viverle e basta, senza pensarci sopra troppo prima di farle. Perché alla fine, la vita accade e che ci si abbia pensato o meno, ciò che deve accadere, accade e basta. Poi dobbiamo essere noi bravi ad avere gli occhi per capirne il senso di ciò che è accaduto.

Anche questa sera quando mi sono messo nel letto ho pensato “che giornata”. Ed è l’ennesima sera che mi succede. Mi chiedo perché, ma in fondo non c’è. Forse perché si è così aperti, così attenti, solo quando si è in cammino. Forse perché ormai sono quasi due mesi che sono in viaggio e basta poco per dare un senso ad una singola giornata.  In fondo questa è la Via Francigena e non servono troppi altri perchè, la si deve camminare e basta.

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Spero di avervi messo il tarlo anche a voi e che andiate a controllare tutte le cose di cui vi ho parlato, non le ho approfondite di proposito. Noi lo abbiamo fatto. C’è della sana curiosità in tutto questo. Che passo dopo passo stiamo saziando.

Assonnato, stanco, ma estremamente pieno di luce.

D.

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