Via Francigena. Giorno 53 – da Benevento a Buonalbergo

Oggi è la prima giornata totalmente in solitaria di questo cammino. Oggi ho potuto godere per la prima volta il silenzio del camminare tra i campi e l’assordante rumore dei miei pensieri.

Paolo aveva bisogno di un giorno di stop e io avevo bisogno di fare pace con me stesso. Ieri sera ci siamo dati appuntamento a Troia tra due giorni. Così ho due giorni di solitudine sicura. Sulla Via Francigena del Sud è molto difficile incrociare altri pellegrini, siamo così in pochi su questo cammino che forse ci possiamo contare sulle dita di due mani, non di più. Ognuno ad una distanza siderale l’uno dall’altro, ma consapevoli di esserci. Sono partito da Benevento di buon passo prima delle 7.00 ed in poco ho raggiunto Ponte Valentino.

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Purtroppo non ho potuto avere il piacere di camminare sull’omonimo ponte romano perché ormai è infestato dai rovi e altre piante che ne rendono impossibile l’attraversamento. È davvero un peccato che stia venendo abbandonato, lasciato a se stesso e al suo scontato destino. Passata la frazione, mi sono poi inerpicato in breve sulla via Ignazia, che prende il nome dalla mitica via che da Durazzo portava a Costantinopoli.

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La via sale ripida tra i campi di una pianta che prima ad ora non avevo mai visto, attorno, nelle cascine, strane foglie sono appese ad asciugare sotto i capannoni. Dopo aver parlato con un paio di signori del posto mi sono reso conto che quello è tabacco e, da quanto mi hanno detto, pure uno di buona qualità.

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Superato con fatica il punto più alto della via mi sono fermato ad un supermercato presso Montecapriano. Qui le signore incuriosite mi hanno riempito di domande ed offerto qualcosa da mangiare, preoccupandosi che fossi solo per le strade tra i colli. Dopo una mezz’ora sono ripartito e magicamente sono riapparso i segni, guidando mi ad ogni bivio. La freccia fatta spesso a mano, di colore giallo, non mi ha lasciato solo nemmeno un secondo. Prima sui pali, poi sui sassi, mi sono semplicemente affidato e mi sono ritrovato ai piedi della salita che porta a Buonalbergo. Ho passato fattorie e campi coltivati, stalle con i cavalli e guadi in mezzo ai boschi sempre seguendo le frecce che ho incontrato senza controllare troppo sulla guida se la direzione fosse quella giusta o meno.

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Appena salito in paese ho per caso incontrato Eloisa e Melissa che appartengono all’associazione SudFrancigena, le quali, avendomi riconosciuto come un pellegrino in cammino, mi hanno offerto un caffè e hanno ascoltato la storia del mio viaggio fino a qui. La loro associazione si occupa di segnare e mantenere puliti i sentieri nei dintorni di Buonalbergo e di sensibilizzare gli abitanti del posto sul passaggio dei pellegrini, tutto volontariamente, senza nessun fine commerciale. Ciò che li guida è la passione per la Via Francigena e per il loro territorio. Ce ne vorrebbe di più di gente come loro lungo tutto il percorso sul territorio nazionale, allora sì che si potrebbe sviluppare in maniera intelligente tutto l’itinerario. Dopo averle salutate mi sono diretto al bar in centro al paese per la solita birra di rito. Anche qui sono stato accolto piacevolmente dalla proprietaria del bar che mi ha riempito delle solite domande alle quali ho risposto con piacere. Verso le 14.00 poi sono sceso alla Casa del Pellegrino ed ho incontrato la signora Fernanda. Lei gestisce con grande energia questa accoglienza e riesce con il suo calore a far sentire i pellegrini come a casa. Dà loro ben più che solo un posto per dormire, dispensa consigli sul posto ed elargisce sorrisi che mettono a proprio agio tutte le persone che incontra. Dopo aver fatto il timbro, la doccia ed il bucato mi sono addormentato come un bambino, stanco ma felice di aver inaspettatamente ricevuto così tanto dalla mia prima giornata in solitaria. Al mio risveglio la signora Fernanda si è offerta di preparare la cena e di invitarmi a mangiare con lei e suo marito. Mentre passeggio per il piccolo borgo vengo attirato dal suono di un pianoforte che proviene dalla piazza principale del paese, dove scopro che si terrà una rappresentazione teatrale di una compagnia della zona. Scendo verso la strada principale per acquistare qualcosa per la lunga giornata di domani fino a Troia. Quando chiedo informazioni sul tracciato mi danno tutti del matto, dicendomi che la distanza da percorrere sarà proibitiva. Secondo me non calcolano che non seguirò la strada normale, non sanno che farò uno splendido su e giù per ciò che resta degli Appennini per approdare finalmente in Puglia, l’ultima regione di questo cammino. Mi fermo in un bar prima di rientrare per la cena per cercare di scrivere qualcosa e incontro Federica giovane barista incuriosita dalla stranezza del mio viaggio. Qui ogni persona è accogliente, aperta e disponibile al dialogo. Non mi sono mai sentito solo in tutta la giornata, anche se non ho avuto un compagno fisso di viaggio al mio fianco. Non c’è mai stato un momento solo in cui io abbia dovuto fare i conti con la solitudine, anche se ammetto che la presenza di Ilaria durante tutta l’intera giornata avrebbe reso tutto più dolce. A Buonalbergo le persone sono davvero squisite e i panorami tolgono il fiato, che il nome del paese derivi proprio da queste due cose? Ora scappo perché sono già in ritardo per la cena e non vorrei mai far aspettare la signora Fernanda. Ah per chi ci dovesse passare direi che qui è una tappa obbligatoria, anche Casalbore avrà il suo fascino, ma una giornata come quella di oggi me la ricorderò per sempre.

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Grato per tutto quello che ho ricevuto, dalle persone, dalla natura, dalla Campania che domani saluterò portando dentro di me il ricordo di un’esperienza indimenticabile.

D.

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