Via Francigena. Giorno 13 – da S. Cristina a Corte S. Andrea

Questa mattina ci siamo svegliati alle 6.00 e siamo stati accolti dalle nuvole. Dopo aver preparato in automatico lo zaino, mi sono precipitato al bar ad attendere gli altri. Ho avuto un sonno abbastanza agitato per via del temporale che più volte mi ha  svegliato di soprassalto così ho preferito sbrigare tutto in fretta e restare beatamente in attesa davanti ad una tazzina di caffè. Angela ha deciso di camminare un po’ sola, così è partita prima di tutti, Roberto e Silvia invece, dovendosi fermare ad Orio Litta sono rimasti a letto un po’ di più, gli altri, ad uno ad uno, sono arrivati al bar nel giro di una mezz’oretta. Insieme a noi oggi camminano anche due nuovi pellegrini, Alberto, un ragazzo di 38 anni che viene dal paese accanto al mio, e Giuseppe, un signore che viene dalla Martesana. Entrambi ieri sono arrivati molto stanchi a Santa Cristina, così per oggi gli ho consigliato di passare la giornata con noi, visto che arriveremo a Corte Sant’Andrea, all’ostello gestito dal signor Giovanni, che dista solo 18 km da qui. Conoscevo già l’ostello e sapevo che partendo presto saremmo arrivati in tempo per goderci un pomeriggio di estremo riposo, cullati dal canto delle cicale, lontano da strade trafficate e rumori della civiltà. Finita la colazione abbiamo preso la strada principale e siamo usciti dal paese.20160810_072403 Attraversata la ferrovia, ci siamo diretti su di un sentiero sulla destra ed abbiamo iniziato la camminata in mezzo ai campi che ci avrebbe portato a Miradolo. Alberto si lamenta per la levataccia, ma in compenso devo dire che è un buon compagno di cammino, ci si può parlare di tutto ed è in grado di esprimere sempre il suo parere. Le nuvole sullo sfondo ci accompagnano mentre un lieve pioggia bagna le nostre mantelle che abbiamo indossato prima di partire. Anche nel 2014 il tempo su questo tratto è stato il medesimo, ma la bellezza di camminare per i campi non viene scalfita da nulla. Purtroppo, come due anni fa, a Miradolo non abbiamo trovato nessun genere di bar per effettuare la seconda colazione, così dopo aver chiesto ad una signora del posto ci siamo fermati a Camporinaldo. Mentre eravamo fermi siamo stati raggiunti da Roberto e Silvia, così alla fine quando abbiamo ripreso a camminare il nostro gruppo era formato da sette pellegrini. Sembra quasi di essere sul cammino di Santiago, ci diamo un gran supporto e camminare con altre persone da conforto. Ricordo benissimo la desolazione e la solitudine che provai a camminare da solo per molto giorni nel 2014. Svegliarsi da solo, camminare da solo, caffè da solo, cena da solo e notte da solo. Sono contento quest’anno di non esserlo, l’appoggio degli altri mi alleggerisce la giornata e anche la fatica se condivisa ha un altro effetto sulla mente. Mentre attraversiamo i piccoli centri le persone si fermano divertite ad osservare questo piccolo gruppo di “pazzi” con lo zaino in spalla che ride e ogni tanto fa un po’ di casino, alcuni ci salutano divertiti, altri ci sorridono appena, però penso riconoscano tutti che ciò che facciamo ci diverte, stare insieme ci diverte. Arrivati a Chignolo Po ci fermiamo a fare una piccola spesa per pranzare. quando Usciamo da super mercato il sole inizia a far intravedere i suoi raggi tra le nuvole. 20160810_093700Riempiamo gli zaini e ripartiamo. Attraversiamo una strada principale e poi ci dirigiamo verso Lambrinia. Quando arriviamo al bivio della chiesa ci fermiamo per mangiare all’ombra della stessa. Parlo con Giuseppe di attrezzatura tecnica, è molto esperto sia di tende che di viaggi “on the road” e carpire qualche piccolo segreto da lui non può certo che farmi del bene. Quando ci mettiamo in cammino Alberto inizia ad accusare i primi acciacchi, Giuseppe ha messo i sandali per questo ultimo tratto della mattinata, mentre il resto di noi, già più allenato per via dei maggiori giorni camminati, sembra proseguire al meglio. Quando stiamo per attraversare il Lambro sul ponte della statale, io e Roberto sentiamo il signor Danilo, il traghettatore dei pellegrini da Corte Sant’andrea a Soprarivo, ci accordiamo per domani mattina alle 8.30, di modo che riusciamo anche a dormire un’oretta in più. Subito dopo il ponte, il cammino procede sull’argine prima del Lambro, e conseguentemente del Po, lungo una meravigliosa pista ciclabile che porta fino al ponte di Piacenza. 20160810_122321Dopo qualche centinaio di metri Silvia 20160810_122815e Roberto ci lasciano perché questa sera dormiranno alla Grancia dei Benedettini a Orio Litta. Di comune accordo con gli altri abbiamo deciso di percorrere tutto l’argine senza entrare nel paese e goderci il panorama creato dalle nuvole basse all’orizzonte che ci sta stregando. Una volta arrivati a Corte Sant’Andrea e sistemati all’ostello è arrivato il signor Giovanni a salutarci. Con lui c’era anche Enrica, una ragazza vegana di San Donato. Questo ostello mi fa sentire come a casa, è situato in un vecchio palazzo rimodernato, che in passato doveva essere la casa del prete. Disposto su più livelli, può ospitare molti pellegrini e la pace che regna in questi minuscolo paese fa da perfetto contorno per chi cerca un po’ di relax. Dopo i soliti riti, timbro, doccia e lavanderia, facciamo una foto con Giovanni mentre ci spiega chi sono i moderni templari e ci mostra una lettera di ringraziamento che ha ricevuto niente di meno che dal Papa in persona. 20160810_125336Quando si entra qui dentro sembra di tornare indietro di molti anni, quelli in cui la vita contadina era la più comune, quando tutti lavoravano i campi e rientravano la sera sporchi, ma contenti. Il paese è abitato solo da pochi anziani e mi chiedo cosa succederà quando se ne saranno andati. Purtroppo ci sono molti paesi in queste condizioni, ormai tutti i giovani vogliono vivere nelle grosse città, perché nei piccoli centri dicono che non ci sia nulla da fare. Dalla Val d’Aosta fino al centro Italia ci sono molti borghi e villaggi che rischiano di rimanere disabitati a causa di questo fuggire dei giovani verso le città, quando invece la migliore vita la si fa in posti come questo. Il senso di comunità che si sviluppa con il tempo e la familiarità che si può avere con i propri vicini è una cosa che nelle grosse città non si verifica mai.  A Milano, come a Roma, tutti sono impegnati a ricorrer le cose da fare nella propria giornata e non hanno più tempo per gli altri, infatti l’individualismo dilaga e ognuno pensa solo ai fatti suoi. Quasi si ha paura del prossimo, quando invece spesso è proprio il prossimo che ci può aiutare nei momenti di difficoltà. Mi chiedo persino chi continuerà a gestire al meglio gli ostelli o il passaggio sul Po una volta scomparsi il signor Giovanni e signor Danilo. Chi metterà così tanta passione nell’accoglienza e la custodia dei pellegrini? Chi continuerà la loro tradizione con cos’ tanta devozione? Questi sono purtroppo quesiti ai quali solo il tempo potrà dare risposta. La speranza è sempre quella che queste cose non vadano scomparendo, perché anche se il mondo corre verso un futuro non ben definito, spesso si ha bisogno del passato per rallentare e riprendere il contatto con se stessi.

Quasi quasi mi offro io per venire a gestire l’ostello, potrei mai essere un buon hospitalero? Chi lo sa.

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Con il canto dei grilli fuori dalla finestra, vi auguro una buona notte di San Lorenzo, che le stelle illuminino i vostri sogni, come i mei.

D.

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