Via Francigena. Giorno 55 – da Troja ad Ordona

I pellegrini si sa, sono anime passeggere. Arrivano, con il loro zaino carico di sogni e di strada. Una notte e poi scompaiono lasciandosi dietro le tracce per quelli che verrano dopo. Anche oggi è stato proprio così, ma andiamo con ordine.

Sabato dopo il mio arrivo a Troja, ho chiesto a Michele, il gestore dell’hospitale, se fosse stato possibile passare la domenica in città, senza dover cercare un altro posto per dormire (di solito negli ostelli per pellegrini si fa solo una notte), prendendo così un giorno di pausa. Lui con molta gentilezza me lo ha accordato. Anche Paolino si è fermato con me. Michele oltre ad essere colui che per primo ha tracciato la Via Francigena del Sud, è anche una persona piena di passione per la sua regione, per la natura che la compone, per le montagne e per il popolo pieno di storia e tradizioni che la abita. Oltre ad averci consigliato due deliziosi ristoranti dove andarci a rifocillare nel week end, ci ha consigliato di prendere una strada diversa per raggiungere la costa. Così la destinazione della giornata di oggi è Ordona, anziché Santuario dell’Incoronata come decritto sulla guida che ci portiamo dietro. La strada cambia di poco, ma ci permetterà di coprire una distanza minore l’indomani quando dovremo arrivare a Cerignola. Appena partiti ci siamo resi conto che il cammino è diverso da quello dei gironi scorsi anche dal fatto che il sole ci splende dritto in viso.

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La prima parte della strada è tutta dritta in mezzo ai campi pieni di ulivi, pale eoliche oppure già arati, pronti tra qualche mese a riceve i semi di grano per l’anno venturo. Il ritmo sostenuto che abbiamo tenuto per la prima parte della giornata ci ha permesso di fare quasi metà del percorso in tre ore. Una piccola pausa all’ombra di una cabina dell’elettricità, poi arrivati al bivio con la statale 90 abbiamo preso due direzioni diverse. Paolino ha voluto procedere dritto verso la ferrovia, per poi svoltare a sinistra dopo, mentre io ho svoltato a sinistra subito sulla statale e mi sono diretto verso il minuscolo paese di Segezia, in cerca di un bar per bere un caffè.

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Spesso ci lasciamo la libertà di decidere di fare strade diverse per poi ritrovarci prima i arrivare al paese di destinazione o al paese stesso. Nessuno dei due si sente in diritto di limitare l’altro, ma nemmeno obbligato a dover scegliere una soluzione diversa da quella che pensa. La libertà che c’è tra di noi è estrema. Potremmo quasi dire di essere due singoli che camminano insieme. Alle volte può far strano, ma in realtà è una cosa che implica molto rispetto per le scelte dell’altro, e non credo sia una cosa da tutti. Spesso i cammini di lunga durata logorano le vecchie amicizie proprio perchè non si è abituati a dover accettare così tante cose dell’altro. Mentre noi in un certo senso siamo abituati. Ci siamo conosciuti sul Cammino di Santiago tre anni fa, abbiamo camminato per 60 giorni in Giappone ed ora siamo qui. Forse il nostro segreto sta proprio nel lasciarci gli spazi di cui abbiamo bisogno nel momento che riteniamo più opportuno. Questo ci aiuta ad andare avanti. La deviazione che ho scelto di fare allunga la strada di circa quaranta minuti di cammino, ma la cosa non mi preoccupa affatto, sto bene di gambe, non mi pesa lo zaino e i piedi non sono per niente gonfi. Arrivo a Segezia e mi accorgo che il paese è veramente fatto di quattro case, una chiesa, una posta, una farmacia e un bar. Quando entro al bar tutti mi osservano come se fossi appena sbarcato dalla luna. Ormai mi ci sto abituando, ma continua comunque a farmi un certo effetto avere tutti gli occhi puntati addosso. All’inizio nessuno parla, così tocca sempre a me rompere il ghiaccio. “Buongiorno!” esclamo sempre, accompagnando con un sorriso. La prima risposta a questa mia esclamazione è una domanda, “Buongiorno, da dove vieni?”. Così dopo che spiego la storia del mio viaggio in breve, iniziano i commenti e le solite domande di rito, alle quali rispondo, ormai quasi divertito. Leggere lo stupore negli occhi di chi sente che sto arrivando a piedi dalla Val d’Aosta è qualcosa di veramente divertente. Spesso dicono che loro usano la macchina pure per andare in bagno, scuotendo la testa io affermo che camminare è una cosa magnifica, che ti dà tanto e che chi non si mette in viaggio non lo può nemmeno immaginare. Camminare in Italia poi ha un valore ancora maggiore, perchè il nostro paese è tutto bello, dall’estremo nord a qui, dove sto camminando ora e oltre. Quando riparto tutti mi salutano con grande affetto e poi mi vedono sparire lentamente all’orizzonte. Chissà che segno lascio nelle persone che mi vedono per un quarto d’ora nella loro vita.

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In breve raggiungo il bivio dove ci eravamo accordati con Paolino e lui non è ancora arrivato. Lo aspetto per poco e poi quando sopraggiunge ci facciamo una pausa all’ombra dell’unico pioppo sulla strada. Mangiamo fichi d’india che lui ha astutamente raccolto da una pianta mente camminava. Ci rimettiamo in marcia e in circa due ore arriviamo ad Ordona. Avevamo un accordo con un signore della Pro Loco del paese che però non risponde al telefono. Sono le 15.00, noi siamo accaldati e stanchi, per il paese non c’è anima viva, nessuno al quale chiedere informazioni. Passano due signore e ci dicono che abbiamo fatto una pessima scelta perchè qui non ci sono posti per ospitarci. Siamo perplessi. Entriamo nell’unico bar e ci faciamo preparare un panino mentre proviamo a recuperare informazioni tramite un pellegrino di nome Gianni, un ragazzo conosciuto su facebook che transitò di qui un paio di settimane fa. Mi gira il numero di telefono di Giacomo, il quale, dopo averlo contattato, ci informa che è disponibile ad ospitarci, ma che arriverà verso le 17.00. Ci mettiamo così a riposare sulle panchine della piazza principale, nel frattempo qualche anziano del paese si siede sulle panchine di fronte a noi. Non passa nemmeno un’ora che arriva un signore su una bicicletta e ci invita a prendere una pizza al suo forno. Sono frastornato dal sonno nel quale quasi ero caduto, ma accettiamo volentieri. Una volta al forno Pasquale si presenta, ci dice che quest’estate ha ospitato un pellegrino tedesco e che anche oggi non avrebbe problemi ad ospitarci. Ci guardiamo e lo informiamo che siamo in attesa di Giacomo. Ovviamente esendoil paese minuscolo si conoscono e proprio mentre stiamo prendendo la pizza, Giacomo arriva. Parliamo con entrambi e optiamo per dormire nel magazzino di Pasquale su due brandine, in quanto purtroppo Giacomo ci può ospitare, ma solo dopo la mezzanotte, quando chiuderà il suo locale. Ci sistemiamo così tra le farine del forno, facciamo una doccia e poi giriamo un po’ per il paesino prima di crollare inevitabilmente sulle brandine per il solito riposo pomeridiano. Ci svegliamo che sono quasi le 20.00 passate ed andiamo al locale di Giacomo per ringraziarlo comunque della sua offerta e per conoscerci. Beviamo qualche birra insieme mentre raccontiamo a lui la storia del nostro viaggio e lui ci risponde che vorrebbe iniziare a fare qualcosa per la gente come noi, perchè ormai il numero di qelli che passano sta iniziando ad aumentare. Torniamo poi a mangiare una scodella di riso al forno da Pasquale e infine ci infiliamo nei sacchi sulle brandine tra i sacchi di farina. Oggi quando siamo arrivati in paese e il contatto della Pro Loco non rispondeva, non sapevamo che fare. Per fortuna che spesso i cittadini normai come Pasquale e Giacomo, arrivano dove non lo fanno le istituzioni. Anche oggi, proprio quando la situazione sembrava disperata, sono sorte un sacco di opportunità. La gentilezza delle persone di questo paese è esemplare, in primo luogo perchè per loro noi non siamo nessuno e invece ci trattano sempre con i guanti; secondo perchè a loro non toccherebbe farsi carico di due pellegrini in viaggio, invece lo fanno con grande piacere e grande carità. Sia Giacomo che Pasquale si sono fatti carico delle nostre fatiche e ci hanno reso la giornata particolarmente gustosa. Mentre mi addormento nel sacco penso che alle volte siamo proprio fortunati, poi ci penso bene e penso che siamo al sud e un’ospitalità come questa in altri posti ce la possiamo sognare. Grazie a tutti per il supporto ricevuto e per la simpatia che avete mostrato nell’ospitare due come noi…due che si sa, arrivano con il loro zaino pieno di sogni e di strada. Una notte e poi scompaiono lasciandosi dietro le tracce per quelli che verranno dopo.

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Grazie per averci dato un ricordo che ci porteremo sempre nel cuore.

Assonnato, ma sempre più felice.

D.

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